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Nova tellus

Print version ISSN 0185-3058

Nova tellus vol.30 n.1 Ciudad de México  2012

 

Reseñas y notas bibliográficas

 

Giombini, Stefania e Flavia Marcacci (a cura di), Il quinto secolo. Studi di filosofia antica in onore di Livio Rossetti

 

Piero Tarantino

 

Città di Castello, Aguaplano, 2010, 751 págs.

 

Fecha de recepción: 18 de marzo de 2011.
Fecha de aceptación: 16 de abril de 2012.

 

Parole chiave: Livio Rossetti, Grecia classica, filosofia, letteratura, politica, retorica.

Keywords: Livio Rossetti, Classical Greece, Philosophy, Literature, Politics, Rhetoric.

 

L’ampio volume intitolato Il quinto secolo, curato da S. Giombini e F. Marcacci e pubblicato nel 2010 dalla casa editrice Aguaplano, si presenta come una raccolta di numerosi saggi a carattere filosofico, storico e filologico, dedicati all’approfondimento di uno dei momenti speculativamente più ricchi e culturalmente più produttivi della storia del pensiero greco e occidentale. Il testo, come chiarito dal suo sottotitolo, si propone di rendere onore alla figura del Prof. Livio Rossetti, storico della filosofia che ha dedicato gran parte della sua lunga e prolifica carriera accademica allo studio di molteplici aspetti del v secolo. La scelta dell’argomento, tanto generale da rischiare di apparire a prima vista generica, appare pertanto motivata dall’intenzione delle curatrici di individuare un nesso unitario negli interessi di ricerca di Rossetti, la cui vastità e versatilità sono insolitamente documentate non dalla scelta di alcune tematiche, ma dalla selezione di un intero arco temporale.

Il v secolo circoscrive un complesso di problematiche e di correnti di pensiero difficilmente riducibile ad un limitato numero di argomenti o approcci disciplinari. Un primo tentativo di mettere ordine nella vasta materia è evidente sin dall’indice del testo, nel quale i contributi sono raggruppati secondo precise aree tematiche, permettendo al lettore di orientarsi con maggiore agilità nella lettura dell’opera. Le curatrici in particolare rintracciano nelle sigle physis, logos, ethos e pathos le quattro direttrici in base a cui delineare ordinatamente gli sviluppi del pensiero nel v secolo, salvaguardando così la specificità delle sue manifestazioni, talvolta non esplicitamente legate tra loro.

Nella prima sezione, incentrata sul concetto di physis, l’attenzione è prevalentemente diretta verso alcuni temi di fondamentale importanza nella costituzione del pensiero filosofico e scientifico, quale creazione tipicamente greca. Nella sezione le questioni trattate riguardano principalmente il concetto di natura in Parmenide e nei Presocratici e la sensibilità in Democrito. Si distinguono per un puntuale commento filologico di controversi passi della produzione presocratica i saggi di Bossi, la quale esamina il frammento parmenideo B16, di De Cecco, che analizza le fonti del brano B4 di Anassagora, e di Mouraviev, che ricostruisce l’esordio del testo di Eraclito. Aspetti significativi della filosofia naturale democritea sono invece trattati da D’Alessandro, che affronta il tema della visione e della formazione dei colori nel De sensu et sensibilis, e da Santini, che propone un parallelismo tra Democrito e Lucrezio per quanto riguarda la percezione. Carattere più generale hanno invece i saggi di Álvarez Salas e di Zucchello. Il primo si sofferma sulle soluzioni proposte dai pensatori greci in merito alla delicata questione dell’individuazione del principio del controllo umano, questione che condusse a sua volta alla determinazione della sede dell’intelletto e delle modalità in cui il pensiero si sviluppa e si rapporta alla corporeità. Il secondo mette a fuoco il contrasto tra mondo fisico e astrazione ontologica a partire da Parmenide. I contributi di Gemelli Marciano e Graham vertono su aspetti più strettamente scientifici della produzione presocratica, quali, nel primo caso, la ricerca di un canone disciplinare in ambito medico e, nel secondo, l’approccio metodologico adottato dagli antichi per la comprensione del reale.

La seconda sezione del volume è dedicata al concetto di logos, la cui pluralità semantica è acutamente messa in luce da diverse prospettive. Panchenko si sofferma sulla ricchezza culturale del v secolo. Maddoli si volge all’indagine dei contatti che furono intrattenuti tra umbri e greci. Spinelli propone un’interpretazione scettica dei presocratici, fondata su un resoconto di Cicerone. Sassi si concentra sul tema dell’antropomorfismo in Senofane in rapporto alla tradizione culturale orientale. Mazzara propone una rilettura del pensiero di Antistene in riferimento alle influenze gorgiane e pitagoriche. Gadjanski analizza i Dissoi Logoi alla luce delle teorie linguistiche contemporanee. Giombini e Marcacci esaminano l’antilogia, quale particolare figura dell’argomentazione antica. Ferber pone un parallelismo tra l’opera di Zenone e il problema del rapporto tra mente e corpo in Cartesio. Lorenzi e Francaviglia rielaborano i paradossi zenoniani avvalendosi del modello quantistico. La parte conclusiva della seconda sezione è dedicata a delucidare alcuni aspetti del pensiero platonico. Clay esamina la frequenza delle citazioni dei dialoghi di Platone. Calvo-Martínez e Ferrari si concentrano sulla dialettica platonica: il primo ne sottolinea la dimensione dialogica, esaminando soprattutto il Fedone; il secondo si sofferma sulla dottrina delle idee e propone una interessante rilettura del Parmenide platonico, formulando alcune considerazioni sul ruolo svolto dall’Eleate nel dialogo omonimo. Narcy tematizza le tesi espresse da Callicle nel Gorgia. De Pinotti sceglie il Protagora come testo attraverso cui chiarire il rapporto tra essere ed apparire. Robinson infine chiarisce l’idea platonica di anima, mettendo in luce l’ascendenza socratica del concetto di immortalità.

La terza parte del volume, intitolata ethos, presenta una serie di saggi che spaziano dalla politica alla vita sociale nel v secolo. Innanzitutto si succedono contributi dedicati ad aspetti strettamente storici: Leão ricostruisce il ruolo dei Sette Saggi ad Atene, non limitandosi a considerare la testimonianza platonica; Cornelli descrive il modo di vivere comunitario proprio dei Pitagorici; Vegetti analizza le funzioni che il medico acquisisce progressivamente nella società greca; De Martino approfondisce il ruolo della donna nella civiltà greca. I capitoli successivi si focalizzano maggiormente sulla filosofia morale: Bravo confronta la euthymia democritea con la eudaimonia aristotelica; Robbiano si sofferma sul valore etico delle attribuzioni di immobilità e immutabilità, la cui centralità è stata soprattutto tematizzata sul piano ontologico ed epistemologico; Vitali svolge un’analisi filologica del concetto di stasis, nel quale è possibile rintracciare l’origine del concetto di rivoluzione; Kohan riprende gli scritti di Foucault per ripensare la figura di Socrate. I tratti più prettamente politici del v secolo sono esaminati da Cerri, Rowe e Ramírez Vidal: il primo ripropone il processo a Socrate allo scopo di far emergere l’intento antidemocratico della ricostruzione effettuata a tal proposito da Platone; Rowe riflette sulla connessione tra abilità dialettica ed abilità politica, facendo strettamente riferimento al Politico di Platone; Ramírez Vidal delinea il ruolo del maestro di politica, difficilmente ascrivibile ai Sofisti dell’epoca. Due articoli della sezione sono poi dedicati al tema della paideia greca: Gazolla confronta le figure filosofiche impersonate rispettivamente da Socrate e dai Cinici; Dherbey si sofferma sul linguaggio dialogico adoperato da Socrate a fini educativi, rivelando la funzione strategica che esso riveste nella formazione umana. Infine il saggio di Casertano ripercorre il contrasto tra legge e passione attraverso le narrazioni fornite da Erodoto e da Platone in merito alla figura di Gige.

La quarta sezione tematica del volume è dedicata al pathos. In essa sono raccolti i contributi che tentano di esplorare le forme dell’irrazionalità, delle quali i greci nel v secolo tentarono di dare conto sul piano artistico, letterario e filosofico. De Fátima Silva prende in considerazione la trattazione euripidea come testimonianza per ricostruire nella sua autenticità la situazione sociale nell’Atene dell’epoca. Furiani offre un’inedita immagine del V secolo, periodo in cui è ambientato Il romanzo di Calliroe, scritto in epoca ellenistica da Caritone di Afrodisia, a cui è dedicato il suo contributo. Do Céu Fialho concentra la sua attenzione su due tragedie di Sofocle, vale a dire Filottete ed Edipo a Colono. Notomi ripercorre gli scritti di Aristofane per raccogliere le impressioni dello scrittore sulla figura di Prodico e sulla influenza esercitata dal suo pensiero nell’Atene del v secolo. Hülsz Piccone traccia la figura di Eraclito così come tramandata in tre frammenti a carattere filosofico risalenti ad Epicarmo. Stavru esamina alcuni passi dell’Encomio di Elena di Gorgia. Palumbo avanza un’originale ipotesi sulla rappresentazione teatrale greca come luogo in cui trova origine il concetto di anima che, a partire dalla sua trattazione negli scritti di Platone, diventerà centrale nella tradizione filosofica occidentale. Cordero infine si sofferma sul valore terapeutico del linguaggio nell’opera di Antifonte.

Alle quattro sezioni se ne aggiunge una finale, denominata Per l’amico Livio, più strettamente dedicata ad illustrare il significativo contributo apportato da Rossetti alla ricerca, all’attività scientifica, alla didattica ed alla divulgazione della storia della filosofia antica. Sebbene quest’ultima parte del testo appaia più spiccatamente encomiastica, non si può negare che tutti gli autori che hanno preso parte all’opera sono legati a Rossetti da solide relazioni di collaborazione professionale e talvolta di amicizia, costruite e consolidate nella realizzazione di meritori progetti filosofici, come per esempio la fondazione dell’associazione Amica Sophia, l’organizzazione di convegni per la International Plato Society, la promozione di cicli di conferenze nell’ambito delle giornate di studi denominate Socratica ed Eleatica, la creazione di supporti ipertestuali per la lettura di alcuni classici del pensiero greco. Tutti questi contributi sono dettagliatamente descritti nei saggi che compongono l’ultima sezione del volume, nella quale gli studiosi, lungi dal fornire un mero elenco delle attività svolte, rendono conto in prima persona della profondità scientifica e soprattutto umana che hanno contraddistinto l’impegno e il dinamismo di Rossetti nel "fare filosofia".

La dimensione internazionale della ricerca condotta da Rossetti si riflette implicitamente nella constatazione dei numerosi paesi di provenienza degli autori che hanno preso parte all’opera. Il volume Il quinto secolo acquista in senso pieno una dimensione occidentale o meglio globale, non riducibile alla semplice giustapposizione di articoli provenienti da aree geografiche diverse. L’opera congiunge punti di vista e modalità differenti, e talvolta divergenti, di intendere il gesto filosofico e si caratterizza pertanto per una pluralità metodologica in cui si fondono sensibilità personali e formazioni culturali eterogenee. Il v secolo non è esaminato in modo unilaterale e settoriale nei suoi aspetti tematici e disciplinari, ma è reinterpretato secondo prospettive di ricerca che, pur nella loro autonomia, si pongono in modo complementare, contribuendo a restituire una visione di insieme coerente e profonda dell’epoca. Grazie alla sapiente organizzazione editoriale dei saggi il lettore ha l’impressione di un lavoro organicamente concepito, la cui unità non sacrifica la varietà che lo caratterizza.

La ricchezza dei temi trattati riflette fedelmente la complessità del v secolo, la cui produzione filosofica e letteraria è destinata a porre le fondamenta della società occidentale. Il volume Il quinto secolo ha indubbiamente il merito di descrivere in modo particolareggiato la filosofia dell’epoca, la cui trattazione è saldamente inserita in un contesto culturale delineato con precisione e chiarezza. Il volume non può essere semplicemente paragonato ad una introduzione ad un periodo storico, perché, pur concentrandosi su un preciso arco temporale, non si limita ad una presentazione generale degli eventi significativi, rimandando i lettori più esigenti a monografie dedicate ad aspetti specifici. Il quinto secolo non ha una finalità meramente didattica, ma si propone come un laboratorio filosofico o meglio come una concreta e viva sperimentazione della coesistenza e convergenza di approcci e modelli interpretativi differenti. Occasione felice che ha permesso di portare a termine con grande successo questa sperimentazione è stata fornita dal desiderio di omaggiare la figura del Prof. Rossetti, il cui impegno umano e scientifico si è, non a caso, contraddistinto per la capacità di sondare possibilità sempre nuove e di valorizzare, senza uniformare, la pluralità del discorso filosofico, la quale, come dimostra chiaramente Il quinto secolo, è la caratteristica principale del pensiero occidentale sin dai suoi esordi.

 

INFORMACIÓN DEL AUTOR:

Piero Tarantino, doctor en Historia de la Ciencia por la Universidad de Bari, Italia, actualmente labora en el Departamento de Filosofía de esta misma universidad. Se especializa en historia de la filosofía antigua, particularmente en Platón y Aristóteles, e historia de la ciencia antigua, en especial sobre las matemáticas.

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