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Nova tellus

versión impresa ISSN 0185-3058

Nova tellus vol.28 no.2 Ciudad de México dic. 2010

 

Reseñas y notas bibliográficas

 

Rossetti, L., e C. Santaniello (a cura di), Studi sul pensiero e sulla lingua di Empedocle

 

Stefania Giombini*

 

Bari, Levante, 2004, 327 págs.

 

* Doctora en Filosofía por la Pontificia Universitá Lateranense y por la Universitá di Perugia, es profesora de filosofía y didáctica de la filosofía, y estudiosa de retórica antigua y sofística, en particular de Gorgias de Leontini. Correo electrónico: stefania.giombini@gmail.com.

 

Recepción: 23 de agosto de 2010.
Aceptación: 31 de agosto de 2010.

 

Palabras clave: Empédocles, cosmogonia y zoogonia, peri physeos.

Keywords: Empedocles, cosmogony and zoogony, peri physeos.

 

Non può non creare entusiasmo nel mondo degli antichisti e della filosofia in toto la comparsa di nuovi frammenti che sono in grado di riaprire nuovi spiragli interpretativi. È il caso di Empedocle, che con il ritrovamento e la successiva pubblicazione nel 1999 del Papiro di Strasburgo (Martin A.-Primavesi O., L'Empédocle de Strasbourg (P. Strasb. gr. Inv. 1665-1666), introduction, édition et commentare, with an English summary, Strasbourg-Berlin-New York, 1999) è stato oggetto di un rinnovato interesse che ha scosso l'intera comunità di specialisti e non. Era lo stesso anno quando veniva pubblicato postumo il lavoro di Renato Laurenti sullo stesso Empedocle (Laurenti R., Empedocle, Napoli 1999). Questa inattesa coincidenza ha spinto Livio Rossetti ad organizzare a Perugia nel 2001 un incontro che fosse non solo ricordo del grande studioso ma luogo privilegiato per un approfondimento del nuovo possibile profilo dell'agrigentino.

Da quella sessione di studio provengono i contributi pubblicati dall'Editore Levante nella collana "Le Rane" in un volume intitolato Studi sul pensiero e sulla lingua di Empedocle, curato da L. Rossetti e C. Santaniello, che di Laurenti fu allievo diretto.

Si tratta di cinque contributi piuttosto articolati, arricchiti da un' introduzione di Giovanni Cerri (pp. 9-21) che evidenzia le linee di ricerca dei contributi ed offre una chiara panoramica del contenuto del volume.

Ad aprire la rassegna l'intervento di Carlo Santaniello (pp. 2381), il quale si è occupato della cosmogonia e della zoogonia in Empedocle riferendosi anche al Papiro di Strasburgo. Santaniello affronta l'ostica interpretazione del fr. B17DK, che ha diviso e continua a dividere la comunità scientifica: si deve parlare di un unico ciclo cosmico nel quale gli aggregati si susseguono rinnovandosi e dissolvendosi, o si deve pensare che in un ciclo si alternino due fasi di formazione e due dissoluzioni? Si tratta di uno o due cosmi, si chiede lo studioso. Questo spinoso problema che ha attraversato molteplici interpretazioni fino a giungere alla biforcazione esegetica ben esplicitata da Santaniello non è questione nuovamente proposta dal Papiro di Strasburgo, ma lo studioso decide di confrontarsi con questo nuovo materiale, capace comunque di dar vita a dispute anche in ambito cosmologico e zoogonico.

L'analisi svolta dallo studioso, attraverso le numerose testimonianze (Platone, Aristotele, Eudemo, Plutarco, Aezio) mette in luce come né nel Papiro di Strasburgo né nella Metafisica aristotelica (B 4, 1000a25 ss.) —che per il curatore del Papiro Primavesi trovano un riscontro contenutistico— si possa realmente ritrovare la duplicità dei cosmi (uno generato da Contesa ed uno da Amicizia). E come non vi è duplicità dei cosmi così vi è un'unica zoogonia (resa dal frammento B35DK). La posizione di Santaniello è chiara: la cosmologia e la zoogonia empedoclee possono essere comprese a partire da una corretta lettura della testimonianza aristotelica perché, purtroppo, il Papiro di Strasburgo laddove avrebbe potuto essere decisivo per la conoscenza delle due teorie è lacunoso e difficilmente leggibile. L'intero saggio di Santaniello è di indubitabile spessore: la chiarezza delle analisi, la trattazione delle fonti e le piacevoli deduzioni rendono ancora più attraente l'interpretazione proposta dallo studioso che non può risolvere la querelle sull'argomento, ma aggiunge un significativo contributo alla sua discussione.

Anche Giovanni Cerri (pp. 83-94) entra nel dibattito concernente il Papiro di Strasburgo: a quale opera attribuire i nuovi frammenti, se al Peri physeos o se ai Katharmoi. Lo studioso ritiene di aver trovato un criterio che se applicato coerentemente —ma non "meccanicamente" (p. 83)— può permettere l'attribuzione dei brani; criterio che sembra dare risultati assolutamente soddisfacenti: per Cerri si dovranno ascrivere al Peri physeos i versi che non solo presentano il nome di Pausania (a cui è dedicato il poema) ma anche quelli che hanno come referente la seconda persona singolare (il tu rivolto all'allievo), mentre dovranno essere ascritti ai Katharmoi quei frammenti che si rivolgono alla seconda persona plurale (il voi agli Amici di Argento a cui quell'insegnamento è diretto). Il prendere in considerazione di volta in volta la «situazione pragmatica» —come la definisce lo stesso autore (p. 86, vid. anche p. 14) — ossia il contesto entro cui inserire il canto, è esito di un approccio "macroretorico" ai testi che si propone di definire le strutture argomentative. E l'autore, per confortare la sua prospettiva, si applica in un commento particolareggiato al fr. 3, nel quale si evidenzia che il testo pur avendo più destinatari trova nel "tu" a Pausania la validità della sua attribuzione al Peri physeos. Sempre grazie allo stesso criterio, Cerri passa all'attribuzione del fr. 111 da ascriversi allo Iatrikos logos, opera con un unico destinatario, lo stesso Pausania, al quale il maestro voleva trasmettere un sapere magico e medico che non poteva essere concesso a tutti, come invece poteva avvenire nel caso del poema fisico.

Con il contributo di Livio Rossetti (pp. 95-198) si affronta la questione del sapere scientifico di Empedocle attraverso un'analisi trasversale del materiale, un'analisi che riguarda la strutturazione del sapere nel Peri physeos. L'autore, già da diversi anni (vid. Strategie macro-retoriche: la formattazione dell'evento comunicazionale, Palermo 1994;** Introduzione alla filosofia antica. Premesse filologiche ed altri ferri del mestiere, Bari, 1998) si interessa non solo del peri physeos come genere filosofico-letterario ma anche della struttura e dei livelli argomentativi di questo tipo di trattato che sembra svolgersi, in conformità col sapere raggiunto nel relativo momento, su più livelli o meglio su uno schema che dal nucleo centrale lascia spazio ad una serie di saperi minori che fungono da corollario alla tesi principale. Questi saperi minori o doxai quale compito svolgono all'interno del poema? Che tipo di sapere trattano? Quale il valore epistemico della tesi centrale e quale quello delle secondarie?

Attraverso un percorso che si snoda nell'intero ambito della produzione di VI-V secoli, Rossetti tenta una risposta a questi interrogativi, rivalutando le doxai secondarie, non tanto per il loro alto valore epistemico (di fatto inferiore a quello del tema centrale della trattazione), quanto piuttosto come nuclei di saperi indipendenti, non ancora forti da costituire un sistema ma non tanto deboli da poter essere tralasciati. Si tratta di saperi minori che però, in quanto saperi, possono, anzi devono, essere compresi in un trattato sulla natura che voglia farsi il più completo possibile. Rossetti non si ferma alla teoria ma passa all'analisi di alcuni di questi nuclei di saperi: l'esperimento della miscelazione riportato da Galeno, la spiegazione delle acque termali tramandatoci da Seneca, l'analisi dell'occhio dal fr. 84, la dinamica del vortice cosmico spiegato con l'uso di un mestolo pervenutoci attraverso Aristotele. Le analisi di queste doxai conducono lo studioso all'impegnativa analisi del noto fr. 100 sulla respirazione, nel tentativo di restituire un senso unitario agli esametri analizzati. Attraverso l'analisi del paragone che Empedocle fa tra la respirazione polmonare e la klepsudra, Rossetti rilegge il frammento e giunge alla conclusione che in esso non si fa riferimento alla respirazione cutanea ma solo a quella polmonare: quest'operazione dello Studioso non si limita alla "ridefinizione" strutturale del brano ma si sofferma anche sull'analisi linguistico-terminologica del testo stesso rilevando il lessico specifico del particolare sapere. L'Empedocle restituito da Rossetti si inquadra nella cultura della polymathia propria del v secolo e figlia di un sapere che oggi definiremmo under construction.

Sulla lingua di Empedocle si rivela prezioso il contributo di Carlitria Bordigoni (pp. 199-289) che delinea e chiarisce il debito del filosofo agrigentino verso Omero, debito già individuato da Aristotele nella sua Poetica (Poet. 1, 1447b17). La studiosa fa riferimento alla letteratura critica sull'argomento e, di seguito, passa a rilevare gli epiteti omerici: mutati, acquisiti puramente, acquisiti ma fuori dalla formulazione originaria. Questo debito, però, si profila come «apparente» (p. 276): il testo empedocleo porta con sé "retaggi" della lirica omerica, ma esso è indipendente e personalizzato e deve essere letto come frutto di quel momento di sviluppo della comunicazione sapienziale che ha visto il passaggio dall'oralità alla scrittura. La studiosa fa di più: offre una riflessione sul rapporto tra il pubblico del nuovo "prodotto" e la capacità gestionale del poeta. Il poeta tenterà di rompere le attese del pubblico per fargli percepire le novità sia del suo discorso che dei suoi contenuti, tentando di "far passare" quello che egli stesso considera il nuovo modo di trasmettere il sapere:

l'autore gioca su una sistematica rottura delle attese: il carattere esteriormente tradizionale della dizione orienta la memoria del destinatario verso ciò che è già noto, predisponendone allo stesso tempo le aspettative verso qualcosa di imprevedibile. È chiaro che la frustrazione delle attese prodotta da questo "effetto sorpresa" non può essere fine a se stessa, priva di una funzione o di una finalità, ma potrebbe trovare la sua giustificazione in vista di una pubblica lettura del poema davanti ad un uditorio piuttosto ampio (p. 276).

Il volume si chiude ricordando la figura di Laurenti così come nell'intento dell'incontro perugino: è di Francesca Alesse (pp. 291303) la presentazione del volume postumo nel 1999 dello studioso su Empedocle. La studiosa propone un accurato resoconto del volume che è strutturato in due parti: la prima presenta l'esposizione del pensiero scientifico-cosmologico-antropologico-etico-religioso dell'agrigentino (nel dettaglio: Empedocle filosofo italico, pp. 2982; Gli ingredienti della cosmogonia, pp. 83-130; Cosmogonia e zoogonia, pp. 143-206; Il mondo dell'uomo, pp. 207-266; I Katharmoi, pp. 267-296) e la seconda la traduzione dei frammenti e le testimonianze esemplate sull'edizione Diels-Kranz. La prima sezione rende conto di un lavoro esaustivo su Empedocle: dall'adesione alla teoria del cosmo unico (fatta propria dall'allievo Santaniello) all'analisi dell'Empedocle "minore" delle opere secondarie, alla contestualizzazione del pensiero del poeta. La seconda illustra la grande attitudine filologica del Laurenti.

Questi contributi cercano di fare un bilancio sul pensiero e la lingua in Empedocle per onorare il pensiero del Laurenti: gli studi, ognuno a suo modo, aprono nuovi orizzonti interpretativi; e interagendo con il nuovo materiale del Papiro di Strasburgo e tentando di affilare letture "macroretoriche" e "microretoriche" e inseguendo un profilo unitario del poeta-filosofo Empedocle. È l'utilizzo sistematico della nuova fonte papiracea e la prospettiva della comprensione dell'Empedocle scienziato attraverso la categoria del genere letterario peri physeos ad orientare una nuova possibile lettura del pensiero dell'agrigentino.

Chiuso il libro rimane una sensazione ben definita: la volontà sincera di rendere omaggio ad un maestro quale Laurenti è stato, di cui, anche chi ha avuto il solo piacere di leggerne le opere, riesce a percepire, tra le righe di chi l'ha conosciuto, la grandezza dell' uomo.

 

Nota

** Este libro fue traducido recientemente en Mexico: Estrategias macro-retóricas: el "formateo" del hecho comunicativo, trad. Omar Alvarez Salas, Instituto de Investigaciones Filológicas, México, Universidad Nacional Autònoma de México, 2009, 135 págs.         [ Links ]

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